News, 29 11 2022

Dai banchi di scuola alla creazione di una società fino alla quotazione in Borsa, il cui percorso è stato avviato di recente. È la traiettoria di ErreDue, realtà livornese che realizza macchinari per creare idrogeno pulito e altri gas tecnici. Lo sbarco a Piazza Affari, già avviato e che ha l’obiettivo di accompagnare la crescita, è previsto a breve, nel mese di dicembre. Sul fronte commerciale, di recente la società ha venduto a Regas un elettrolizzatore da 500 kw, capace di produrre inizialmente circa 24 tonnellate all’anno di idrogeno green, per risalire poi fino a 55 tonnellate all’anno. Il generatore è parte di un progetto più ampio che vede coinvolte altre realtà operanti nel settore energia.

Il primo nucleo aziendale, a cui poi seguirà la nascita dell’attuale ErreDue, viene creato nel 1976 da tre compagni dell’Istituto tecnico di Livorno. «Io – racconta il presidente e ad del gruppo Enrico D’Angelo, tra i fondatori, oggi 73enne – e i miei due ex compagni di scuola all’istituto tecnico di Livorno, Roberto Saletta e Mauro Marrucci, ci siamo messi assieme e abbiamo formato la prima realtà imprenditoriale per poi, successivamente, specializzarci nella produzione di elettrolizzatori, cioè macchinari in grado di produrre idrogeno; abbiamo passato anni molto duri, abbiamo dovuto comprendere qual era il nostro mercato, avevamo tanti problemi ma siamo riusciti a risolverli e abbiamo cominciato ad avere clienti importanti, ovvero società produttrici di gas».

Alla fine degli anni Novanta un passaggio importante che si rivela però fallimentare. «Abbiamo venduto la maggioranza a un’altra azienda, allettati dal prezzo, pensavamo di fare il bene della società che nel frattempo era cresciuta in maniera rapida. La convivenza con l’azienda che ci aveva acquistati non si è, tuttavia, rivelata facile e nel febbraio 2000 – racconta D’Angelo – ho deciso di staccarmi e ho fondato la società di oggi, ErreDue. Nel 2002 abbiamo cominciato ad avere una buona disponibilità finanziaria, abbiamo acquisito un immobile abbastanza grande per poter iniziare una produzione maggiore. Oltre a macchinari generatori di idrogeno, abbiamo cominciato a realizzare generatori di azoto e ossigeno». Dopo qualche anno. un ulteriore step. «Abbiamo incontrato alcuni professori dell’Università di Pisa e, dopo un po’ di tempo, queste persone sono entrate all’interno della nostra azienda; da quel momento è nato anche un percorso di ricerca pura e di sviluppo».

ErreDue ha sempre puntato sulla partecipazione dei dipendenti all’azionariato per farli sentire protagonisti dell’impresa per cui lavorano. «Ho ideato questa azienda come una sorta di micro public company, al centro – spiega D’Angelo – ho voluto che ci fossero i dipendenti che hanno portato avanti il lavoro e il frutto di quest’ultimo è giusto che fosse loro. Nel tempo, dunque, le persone che erano maggiormente interessate, che spingevamo per l’azienda, figure chiave, sono state fatte entrare in società. Oggi ErreDue è un’azienda che ha come soci 22 dipendenti. Nessuno ha il controllo e chi ha la maggioranza delle azioni, tra cui Saletta, fondatore del nucleo originario, i figli di Marrucci, che ricopre un ruolo strategico in azienda, e mio figlio, Claudio D’Angelo, hanno una quota al massimo intorno al 12 per cento». Oggi i dipendenti sono circa un’ottantina e l’azienda è caratterizzata da un’integrazione verticale. «Siamo in grado di produrre tutti i componenti all’interno dei macchinari, all’esterno facciamo costruire solo le carrozzerie la cui progettazione è tuttavia tutta interna», specifica il fondatore.

Il fatturato, prodotto attualmente per oltre l’80% all’estero, è cresciuto negli anni: nel 2021 i ricavi si sono attestati a 11,1 milioni di euro, con un’ebitda di 4,4 milioni nel 2021 e un utile netto da 2,3 milioni. «Pensiamo di realizzare un fatturato nel 2023 superiore rispetto al 2022, anno che già dovrebbe essere in crescita. Sarà un fatturato – anticipa D’Angelo – purtroppo condizionato dalla crisi russo-ucraina perché con la Russia, che per noi era un mercato abbastanza importante, abbiamo perso circa due milioni di ricavi, ma riteniamo che questo risultato sarà più che mitigato da nuovi progetti e da altri mercati».La quotazione in Borsa è vista come la chiave per la crescita. «Oggi il mercato dell’idrogeno sembra sia in grandissima espansione, per questo abbiamo già affrontato il problema della progettazione delle prime macchine di grossa taglia». L’azienda punta proprio sull’interesse crescente per l’idrogeno come energia pulita. «Noi prevediamo uno sviluppo molto sostenuto, a partire dal 2023; è un mercato globale di migliaia di miliardi e noi abbiamo l’obiettivo di intercettare una percentuale di questa crescita, grazie anche ai progetti del Pnrr». Lo sviluppo previsto per la società sarà accompagnato dalle assunzioni necessarie: «Pensiamo di aumentare la manodopera, in genere – conclude D’Angelo – assumiamo giovani che poi formiamo internamente».